"Comment pratiquer la Présence
de Dieu dans la Vie de tous les jours
(Come praticare la presenza di
Dio nella vita di tutti i giorni)
Una delle discipline spirituali più
facili e più efficaci è quella di condurre la presenza di Dio
L’impegno principale di questa disciplina
è coltivare l’abitudine di riempire la propria anima con una presenza divina
permanente e senza cessare di crescere. Come si può fare questo ? Ascoltiamo
Frate Lorenzo « Se vogliamo entrare, in contatto con Dio in un modo
umile, familiare e innamorato, dobbiamo coltivare la Sua Presenza ».
E’una specie di Bakty Yoga.
Non importa quale sia il Dio personale, quale sia
la concezione del fedele, non importa in quale parte del mondo, ma si può
praticare con grande profitto. La sua caratteristica principale è la sua
semplicità e la sua assoluta facilità. Ecco fratello Lorenzo: « Gli
uomini inventano mezzi e metodi per arrivare ad amare Dio. Imparano regole e
formule per ricordarsi questo amore e si complicano la vita per introdursi
nella coscienza della presenza di Dio. Eppure può essere così semplice… Non
occorre né arte né scienza. Andiamo verso di Lui come siamo, senza pretendere, con
sincerità ».
La vita di Frate Lorenzo ci dà una grande speranza e una grande
ispirazione spirituale. E’ l’esempio evidente d’un principiante che, senza doni
particolari, può elevarsi dalla posizione più umile alla più alta
illuminazione spirituale
Ricevette la rivelazione di Dio ad appena
18 anni. Gli è capitato proprio per caso, vedendo qualcosa di molto consueto. Un
giorno, in pieno inverno, vide in un prato un albero senza foglie. Appena
guardò il tronco e i rami nei quali la vita si era addormentata, fece « l’esperienza
della visione dell’albero come fosse d’estate, cioè ricoperto di migliaia di
foglie e di fiori e poi di frutti ». Con questa visione sentì il senso
della potenza divina e della sua generosità, cosa che non l’ha mai più
lasciato.
Anni più tardi disse che quell’albero nudo
gli aveva improvvisamente rivelato, in un lampo l’esistenza di Dio. E gli ha
acceso nel cuore un amore cosi’ grande e totale che non ebbe più bisogno di
crescere in tutta la sua vita. Quando fu cosi’
convinto « dell’esistenza di Dio, della sua saggezza, del suo potere
e della sua bontà » non ebbe altra preoccupazione che rifiutare
rigorosamente ogni altro pensiero perché ogni azione fosse fatta per amore di
Dio.
Sappiamo che ebbe delle difficoltà per
imparare a rifiutare dubbi e desideri. Ma, malgrado dubbi ed esitazioni, prove
e tribolazioni, si è attenuto a quella sola idea che esprimeva così: « Sono
entrato nella vita spirituale solo per amore di Dio e provo ad agire in accordo
alla sua volontà; qualsiasi cosa capiti, che sia perduto o salvato, continuerò
sulla strada del suo amore e della sua volontà. Questo, almeno, potrà essere
messo a mio credito: fino alla morte tutti i miei sforzi saranno volti a
servire ed amare Dio. »
Questa disciplina spirituale praticata da
frate Lorenzo, ci insegna a fissare la
nostra mente su Dio e a fare tutto il
nostro lavoro per Lui con amore e devozione. Questo richiede di fissare la
nostra mente nella presenza benedetta del Signore e di ricondurla all’ordine
quando s’allontana da Lui; sicuramente è un esercizio faticoso, ma dobbiamo
persistere a dispetto di tutte le difficoltà.
Dobbiamo anche portare direttamente a Dio
ogni nostra negligenza e non avere a che fare se non con Lui. Spesso abbiamo l’impressione
che la vita sia solo una lotta. Ma quando la pace comincerà a nascere, essa
s'installerà profondamente. La pace interiore che abbonda in ogni cosa ci fa
avanzare verso Dio, semplicemente, umilmente, nella fede e nell’amore. Era
proprio il caso di frate Lorenzo. Poteva sentire la presenza di Dio
dappertutto, in cucina, in mezzo a tazze e casseruole, come nel silenzio della
cappella.
Uno dei passaggi più memorabili ci mostra
il livello di eccellenza spirituale a cui poteva aspirare facendo il lavoro che
gli era stato assegnato in cucina. Ha detto : « Per me non c’è
differenza tra il tempo del lavoro e quello della preghiera, tra il rumore e la
confusione della cucina, tra gli ordini di ogni sorta gridati da molte persone;
resto in Dio con una serenità tanto grande, come se fossi in ginocchio davanti
al Santo Sacramento... Per il suo servizio mescolo la pasta del dolce nel
recipiente davanti a me. Quando questo servizio è finito m’inginocchio
sottomesso davanti a Lui, perché ho potuto fare questo grazie a Lui. Poi mi
alzo più felice di un re.
"Raccogliere un filo di paglia per suo
amore, mi riempie".
Ecco davvero un potere spirituale
superiore che si manifesta con l’impressione spontanea di un movimento costante
e incredibile verso Dio.
I metodi che frate Lorenzo usava per le
sue pratiche devozionali erano cosi’ personali e originali che ci si lamentò
contro di lui presso i suoi superiori. Le accuse vertevano sulla sua mancanza
d’ardore nelle preghiere, sulla sua indipendenza e le sue bizzarrie. Fu aperta
un’inchiesta. Frate Lorenzo spiegò come compiva i suoi doveri religiosi o il
suo lavoro di cucina senza perdere la comunicazione con Lui e come vivesse
continuamente nella Sua presenza. Più di questa spiegazione fu la sua stessa
espressione, che rifletteva una dolcezza e una calma interiore, a convincere.
Ecco una lettera piena di consolazione e
d’ispirazione che ha scritto, quando era ammalata, alla madre superiora di un
convento: « Elevate il vostro cuore verso Lui, accetterà il più
piccolo dei vostri pensieri migliori su di Lui. Non avete bisogno di gridare. Lui
è più vicino a noi di come immaginiamo…Felici quelli che soffrono con Lui… Le
persone credono che la malattia non sia che sorgente di sofferenza, di dolore e
di dispiacere, non pensano mai che sia un dono di Dio. Quelli che possono
considerarlo come una parte della sua grazia, che viene da Lui e comprendere
che significa la loro salvezza, troveranno in essa dolcezza e salvezza. »
Verso la fine della vita, sembra che abbia
avuto una visione luminosa: « Tra un momento, andrò da Lui; che
conforto ho nella fede! La mia visione è cosi’ chiara che non posso
dire « credo, ma vedo ».
Pochi giorni prima di morire, disse : « Non
so cosa Dio farà di me, ma sono sempre felice. Il mondo intero conosce la
sofferenza e io, che non ho nessun merito, sono pieno di una tale gioia che
posso a stento contenerla ».
E dolcemente e senza dolore fece il grande passo
verso una nuova fase di avvicinamento a Dio.
Dall’esperienza di frate Lorenzo della
Resurrezione, impariamo questo: non esiste al mondo un modo di vivere più bello
e gratificante di quello di praticare la presenza di Dio in ogni momento e
luogo. Per avviarsi correttamente a questa disciplina, bisogna vuotare il cuore
di ciò che contiene e permettere a Dio solo di possederlo. E perché Lui lo
possieda totalmente, dobbiamo accettare di lasciarlo libero di fare come Gli
piace e permettergli di usarlo come vuole.
Dobbiamo rinunciare a ciò che ci piace che non ci
condurrebbe a Dio.
Poi non dobbiamo che riconoscere la Sua presenza
in noi, parlargli senza posa delle nostre intenzioni, implorare la sua
assistenza per sapere come meglio adempiere ai nostri doveri. Offriamogli ogni
azione prima di cominciarla e ringraziamolo per il Suo aiuto quando abbiamo
finito.
Frate Lorenzo pensava che il modo migliore di
andare verso Dio era di fare il suo lavoro, non per piacere agli uomini, ma
solo per piacere a Dio.
Insegnava anche che separare il tempo della
preghiera dagli altri momenti della vita è un errore. L’azione per Dio ha la sua
importanza, come la preghiera ha la sua.
Infine, ed è ciò che conta di più, bisogna avere
una fiducia illimitata in Dio, abbandonarci completamente tra le sue mani ed
essere convinti che non ci verrà mai meno.
Ecco, riassumendo, quello che frate Lorenzo
considerava come fatti importanti della vita spirituale
E per quelli che desideravano praticare la
presenza di Dio, suggeriva quattro discipline principali.
La prima è una grande purezza di vita. Bisogna
essere attenti a non dire o fare o pensare cose che dispiacciano a Dio. Se
capita, immediatamente pentirsi sinceramente e umilmente chiedere perdono.
La seconda è la fedeltà nella pratica della Sua
presenza. Bisogna tenere gli occhi dell’anima sempre fissi su Dio, con calma, fede
e umiltà, con un amore che non lascia posto al dubbio o all’inquietudine.
La terza consiste nel pensare a Dio in ogni
lavoro, anche ordinario. Una preghiera deve essere offerta all’inizio, poi
bisogna ricordarsi di Lui durante tutto lo svolgimento del lavoro e, quando è
terminato, indirizzargli un ringraziamento.
Infine la quarta, che è una tappa esoterica personale,
è fare in silenzio l’offerta di parole d’amore. In un modo segreto, perché
questa conversazione tra il fedele e Dio non ha bisogno di essere conosciuta da
nessuno, parole come « Signore, ti appartengo interamente », o
« mio Dio, fa che il mio cuore sia tutto tuo », o altre parole, secondo
le occasioni. Bisogna fare attenzione che la mente non vada sugli oggetti del
mondo, ma resti fissa su Dio.
Se si pratica questa disciplina con costanza, si
produrranno meravigliosi effetti sull’anima e ci sarà una profusione di grazia
divina. L’anima diverrà illuminata e abitata dalla visione permanente del Dio
amante e amato
Ecco la più santa, la più reale e la più
ispiratrice di tutte le maniere di praticare la devozione.
La pratica della presenza di Dio è stata da tempi
antichissimi un metodo spirituale caldeggiato dalla tradizione indiana.
Ai tempi delle Upanishad la cultura della
presenza delle divinità
Nella Bhagavad Gita l’accento è messo sulla
necessità d’un approccio personale a Dio. Sono raccomandati cinque metodi
generali :
1 Come concepire Dio? Nel cap.9,v.8,ci dice
che deve essere considerato come la finalità, il supporto, il rifugio, l’amico,
l’origine, la dissoluzione, il fondamento, la casa dai tesori imperituri.
Riassumendo, Dio dovrebbe essere considerato come
il centro da cui dipende la nostra esistenza e a cui l’esistenza è legata.
2 La devozione faccia a faccia e il culto
solitario sono prescritti.
3 La consacrazione della vita cioè tutto ciò che è
fatto in offerta al Signore. « Tutto ciò che fate, che mangiate, che
offrite in sacrificio, che date e che fate sotto forma di disciplina, fatelo
come un’offerta al Signore ».
4 Prendete rifugio nel Signore in ogni circostanza
(c11,v33). Diventate uno strumento nelle mani del Signore(c18 v62).
5 Abbandonate tutte le formalità della religione e
tuffatevi nel Signore con un atto volontario d’abbandono personale. Non
rimpiangete nulla, non respingete nulla. Il Signore, è sicuro, vi salverà e vi
darà il suo aiuto.(c18,v66)
La pratica della presenza di Dio dovrebbe essere l’idea dominante di tutti gli esercizi
devozionali e di tutto ciò che facciamo, ma c’è più di un modo di avvicinarsi a
Dio.
Nella via della devozione la cosa più importante è
stabilire la nostra relazione con Dio. E’ la relazione più intima, più sacra
che l’uomo possa mai avere, ma deve essere necessariamente di una sola forma. Può
essere quella della relazione dei genitori coi figli o del figlio col genitore,
d’un amico con un amico, d’un servo col padrone, può essere l’atteggiamento
sereno d’un saggio per il Signore o quella d’una innamorata verso l’amante.
La forma di relazione scelta è il canale con il
quale l’amore è portato a versarsi su Dio e deve essere conservata. Quando il
fedele si è stabilito nella forma di relazione che ha scelto per Dio, diventa
per lui più facile coltivare la presenza di Dio.
Sri Ramakrishna ha coltivato le 5 attitudini e, con
ciascuna, si è ritrovato nella coscienza di Dio e solo di Dio. Ma ,per mantenere
una comunione costante con il Divino, la sua preferenza era quella del figlio
verso sua madre. Coltivava la presenza di Dio ignorando tutto fuori di sua
Madre. All’inizio, nella realtà della sua vita spirituale, non aveva che
quello, il sentimento onnipresente e onnipotente di essere il figlio della
Madre. Piangeva e piangeva, e insisteva per ottenere la sua visione, tanto che
la Madre Divina stessa trovava difficile resistergli. I suoi occhi erano fissi
nell’attesa della visione. Non ha dormito per sei lunghi anni. Quando la
presenza viva della Madre è infine divenuta permanente in lui, dipendeva da lei
per ogni più piccolo dettaglio. Quando aveva dei dubbi le domandava consiglio.
E’ diventato come un bambino. Se qualcuno gli procurava dolore, portava la sua
ferita alla Madre ed era subito consolato.
Per lui la madre divina Kali era cosi’ reale che
le parlava sempre, le domandava il suo parere, ascoltava i suoi consigli, come
lo facciamo a casa con i genitori.
Infatti, a un livello più avanzato della via
spirituale, la presenza di Dio non è più la pratica d’una idea adottata, è la
scoperta del fatto basilare dell’esistenza. Come Frate Lorenzo diceva qualche
giorno prima di morire : « Ora, non credo più, io
vedo ».Quando si arriva a questo stadio, non si trova più una sola azione
che non sia un’adorazione di Dio,che non sia « le cose del Padre »,
per citare Gesù bambino. Quando voi
profondamente sentite che siete abbandonati da Dio, e il vostro cuore è
abitato dalla desolazione e dall’aridità, quando la devozione vi sfugge e
vedete che le tentazioni vi assalgono, e che Dio non è in nessun posto e vi
sentite morire, ebbene proprio in questo momento Dio è li’ presente sotto forma
di sofferenza. Cosi’, portate quella sofferenza del vostro cuore fino
all’altare e, se lo desiderate, piangete fino a non avere più lacrime. Forse
allora scoprirete che Dio non si è allontanato da voi che della distanza alla
quale avete scelto di allontanarvi. E perché l’avete allontanato? Non ha
dichiarato molte volte che era nel cuore del nostro cuore ? Cosa abbiamo
veramente fatto per scoprirlo? Abbiamo davvero rifiutato tutte le
impurità sotto le quali era sepolta la sua voce gemente? Allora, come
osiamo lamentarci? E tuttavia, se lo vogliamo, si, lamentiamoci! Ma
direttamente con Lui; direttamente alle sue orecchie. Cosi’ avremo coltivato la
sua presenza anche durante la sua supposta assenza. La sensazione d’agonia
della separazione da Dio è cosi’ una forma d’unione con Lui. Perché, in verità,
Lui è dappertutto e tutto ciò che esiste è Lui.
Comprendiamo come scorre la vita . Essa vola. Quanto
tempo ci è lasciato? Non lo sappiamo. E la vita ci sfida ogni momento. Ma la
più grande sfida della vita, è Dio. E noi dobbiamo superare questa sfida con
un’altra, che è quella d’includere Dio in ciascuno dei nostri atti quotidiani e
di compiere ciascuno d’essi per il Suo amore. Si può fare, molti l’hanno fatto.
Non dubitatene!
Diamo a Dio la sensazione che abbiamo coscienza di
Lui. Piangiamo vere lacrime per lui. Pratichiamo la sua presenza. Compiamo
tutto in sua presenza. E’la sua assenza che è il peggiore dei mali. Credetemi, se
moriamo in presenza di Dio, la nostra salvezza è assicurata.
Non è facile imitare Quelli di cui ho evocato il
santo nome. Le nostre limitazioni sono tante e le nostre posizioni diverse. Ma
è bene ricordarsi che non esistono situazioni dove non c’è Dio .E’ perché è
possibile praticare la presenza di Dio:non esiste nessun luogo dove Dio non
sia. Alcuni possono averlo dimenticato per un momento..
Ecco qualche consiglio che ciascuno può, deve o
dovrebbe seguire per praticare la presenza di Dio. Questa pratica ci riempirà
lentamente ma sicuramente di forza, di conforto, di gioia e d’ispirazione :
1 Sentiamo il miracolo dell’esistenza di Dio
2 Se Dio esiste e se noi esistiamo, deve esserci
una relazione tra i due. Scopriamo questa relazione e coltiviamola nel modo che
ci piace di più.
3 Pensare a Dio è un modo per sviluppare questa
relazione. I Vedantici credono a un approccio gioioso con Dio e non ai sospiri
e ai pianti. Beninteso, può succedere di piangere ogni tanto. Quando ci vengono
le lacrime agli occhi, nemmeno un eroe le può fermare. Allora piangiamo, senza
vergogna davanti a Lui. Ma Dio, che ha creato i fiori splendidi, che ha
colorato le piume degli uccelli con colori stupendi, non desidera certo
essere avvicinato in modo cosi’ oscuro. E’ possibile divertirsi con Dio, benchè
certe persone religiose sembrano svenire a questa idea. Grandi mistici hanno
giocato e scherzato con Dio.
4 Incrementiamo il nostro incontro con Dio, rendiamolo
piacevole. La vita spirituale non deve diventare monotona , noiosa e troppo
costrittiva. Per questo dobbiamo pensare a Dio in tutti i modi possibili, con
tutte le diversità che possiamo immaginare.
Ascoltiamo cosa dice Ramakrishna :
« Sentite come è melodiosa questa
musica ? Uno dei suonatori non produce che un suono monocorde sul suo
flauto finchè un altro non crea onde di melodia nei differenti toni e semitoni.
E’ quest’ultimo modo che ho scelto. Perché dovrei produrre un suono monocorde, quando
ho uno strumento con sette fori ? Voglio suonare ogni sorta di melodia sul
mio strumento a sette fori. ». Io sono Lui! ». Perché dire
solo « Brhama Brahma? » Voglio chiamare Dio come voglio, Shanta,
dasya, sakhya, vatsalya omadhura! Voglio rallegrarmi con Dio! »
In un antico libro sacro dell’India, il
Bhagavatam, sono descritti i diversi modi tradizionali di ricordare. Dio:» Sravanam,
kirtanam, vinoh, smaranam, padasevanam, archanam,vandanam, vasyam, skyhiam, atmanivedanam».
Ascoltare la gloria del Signore,cantare il suo nome, ricordarlo, onorarlo, adorarlo,
comunicare con Lui, abbandonarsi a Lui, ecco i diversi modi di ricordare Dio e di
praticare la Sua presenza ».
A questi metodi tradizionali, Sri Ramakrishna ha
aggiunto per l’uomo moderno cosciente della vita sociale, il grande culto di
Jiva-Siva. Per lui, il servizio dei bisognosi è il più grande di tutti i culti.
E’ quello dell’uomo considerato come Dio. Swami Vivekananda ha interpretato
questo passaggio come il vangelo rivoluzionario del servizio degli altri.
Per praticare la presenza di Dio, dobbiamo
esercitare le nostre tre facoltà: l’immaginazione, l’emozione e l’azione.
- « L’immaginazione di oggi diverrà la realizzazione
di domani », dice SwamiTuriyananda, uno dei discepoli di Ramakrishna. Cosi’,
per cominciare, immaginiamo costantemente che Dio è qui, ora, anche se non
possiamo vederlo.
- Riteniamo sicuro che è tutto amore ed è per
questo che tutto l’amore è l’amore di Dio. Privare Dio di un poco d’amore, ci
causerà solo dolore e sofferenza. Per questo la nostra facoltà d’emozione
dovrebbe elevarsi sempre più verso di Lui.
-
Tutti
agiscono. L’azione è la respirazione stessa della nostra vita. Che ogni azione
sia fatta per amor suo e non respireremo né vivremo che per Lui. Non temete di
vivere per Dio! Un fucile ha paura delle palle che sono tirate attraverso di
lui? Non siamo che strumenti. Perché diventare altro e perdere la gloria
d’essere usati da Dio ?
-
Infine,
non andiamo da nessuna parte da soli .Le persone vanno al parco col loro cane e
gli parlano continuamente e sapete anche con quale affetto. E’ possibile andare
al parco con Dio e parlargli. Allo stesso modo parliamo con noi stessi. A volte
questa abitudine diventa perfino patologica e le persone sono rinchiuse in
ospedali. Ma se pensiamo che Dio è sempre con noi, nel nostro cuore e se gli
offriamo il nostro cuore, troveremo la consolazione e la pace. Frate Lorenzo
diceva :
-
« Quando
sentite un turbamento interiore, chiamate il Signore che è addormentato in voi.
Lui si risveglierà e torneranno in voi onde di pace ».
-
Quando
dubitiamo o soffriamo, o siamo confusi, chiudiamo la porta, andiamo nel più
profondo del cuore e mettiamo il nostro problema davanti al Signore per
chiedergli consiglio. Non parlate mai di un problema con nessuno prima di
esservi confidati col Signore nel vostro cuore. Sarete sorpresi di dover
parlare di un numero esiguo, dopo Sri Ramakrishna diceva. :
-
Se
portate la Madre Divina nel cuore, sarete incapaci di fare una cattiva azione, anche
se vi trovate in un posto cattivo. »
-
C’è
un’infinità di modi di coltivare una comunione interiore con Dio e di
svilupparlo. Un saggio si rivolge cosi: « Quando si pensa a voi in un
momento difficile, cancellate la paura. Quando quelli che sono senza problemi
si ricordano di voi, accordate loro i vostri favori ». Ora conoscete il
più prezioso dei segreti per praticare la presenza di Dio. Quando siete in
difficoltà e la tempesta soffia su di voi, gridate verso di Lui. Vi risponderà,
non c’è alcun dubbio, vi aiuterà. Ma un lavoro spirituale creativo si realizza
quando non abbiamo particolari problemi, pensiamo a Lui, lo chiamiamo e lo
supplichiamo con fervore. Questo ci dà una forma di mente che spontaneamente si
dirige verso la Realtà. Con questa forma di mente, noi non crederemo più, noi
vedremo, come diceva Frate Lorenzo della Resurrezione.